«Lasciateci liberi di salvare, da soli, i nostri ulivi dalla xylella: vogliamo entrare in zona infetta».
Quasi un tentativo estremo. Disperato. Ma che conserva ancora un minimo di speranza per tentare di recuperare, seppur in parte, un patrimonio non solo naturale, ma anche paesaggistico, economico e culturale.
E’ quanto hanno richiesto ieri a Bari alcuni rappresentanti istituzionali e associazioni del brindisino nell’incontro in regione con il presidente Michele Emiliano. Ai vertici del governo pugliese i sindaci di Carovigno e San Michele Salentino, Massimo Lanzilotti e Giovanni Allegrini, ma anche il direttivo del comitato anti xylella dell’Alto Salento, hanno sottoposto una lunga lettera nella quale, il fulcro centrale dell’istanza, è la richiesta di ridefinire la zonizzazione dell’area infetta. Attraverso questa procedura l’attuale “zona infetta ex contenimento” (nella quale ricade parte della Piana dei Millenari), rientrerebbe tutta in zona infetta.
«In assenza di tempestive decisioni politiche, di piani strategici e di adeguate risorse finanziare, chiediamo alla regione Puglia ed ai ministeri dell’Agricoltura e dei Beni e le Attività Culturali di lasciare liberi gli imprenditori agricoli di provare a salvarsi da soli». Così il fronte brindisino, che entra poi nei dettagli della richiesta. «Il conseguimento di tale obiettivo – spiegano i firmatari della lettera-richiede necessariamente la ridefinizione della “zonizzazione” dell’area infetta, poiché l’area attualmente definita come “ex – contenimento” dovrà perdere la dicitura ex-contenimento e diventare “zona infetta” tout court. Infatti, la zona “ex-contenimento”, non solo non risulta prevista da alcuna normativa europea, ma la sua gestione da parte della regione Puglia è risultata disastrosa e non ha contribuito a rallentare la progressione dell’epidemia, a causa di un sistema di monitoraggio e di abbattimento del tutto fallimentare». L’area in questione è una fascia, che sul versante adriatico, e quindi della Piana dei Millenari, parte dal nord di Brindisi, ingloba la riserva di Torre Guaceto e Carovigno, per giunge fino a metà del territorio di Ostuni.
«La presente dicitura “ex-contenimento”, inoltre, lascia a tale area gli obblighi della zona contenimento vera e propria, cioè divieto di sovrainnesti, divieto di nuovi impianti e rigenerazione agraria, condannandola di fatto alla distruzione ed alla morte economica e paesaggistica. Per provare a salvarci – continuano i due sindaci e gli aderenti al comitato- siamo disposti anche a fare a meno di monitoraggi ed eradicazioni di alberi infetti da parte degli enti preposti, perché sia i monitoraggi che le eradicazioni in area infetta ex-contenimento non seguono criteri scientifici, sono saltuari, tardivi, si prestano alle inevitabili critiche degli agricoltori e fanno un cattivo servizio alla scienza».
Tutte queste richieste, poi, sono state sottoposte direttamente al governatore Michele Emiliano, che ha ricevuto privatamente, al termine della prima riunione, i due sindaci del brindisino e Carmela Riccardi, presidente del Comitato. Sarebbe emerso un impegno da parte del presidente della Regione e degli uffici dell’osservatorio a valutare l’istanza richiesta da questa parte di territorio brindisino, nel diventare “zona infetta”. «Gli imprenditori agricoli nelle aree infette colpite dalla Xylella devono essere liberi di sperimentare e di poter fare impianti di cultivar di olivi resistenti e –conclude la lettera indirizzata anche al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova- di sperimentare nuove produzioni e di innestare con cultivar resistenti gli olivi monumentali per tentare di salvarli».