Con lentezza ma avanti tutta: la riapertura delle sale, timida quanto a incassi, è una macchina che riparte dopo un brutto stop e tutto deve tornare ad essere oliato per bene
Fuori della metafora si aspettano nuovi schermi, altri titoli, i listini nuovi che diano il senso di futuro, i distributori che credano anche al grande schermo, i set che ripartano (almeno 20 sono fermi). Tutto con prudenza, in sicurezza, ma con l’obiettivo di tornare a intrattenere il pubblico “facendolo fidare di nuovo di quel rifugio magico che è la sala, non certo un luogo ostile”, dice all’ANSA Mario Lorini, presidente dell’Anec – Associazione Nazionale Esercenti Cinema, lui stesso esercente, alle prese da tempo con la delicata operazione post lockdown. Gli incassi sono piccoli, come era da aspettarsi, “ma non la chiamerei una falsa partenza.
L’alternativa era non aprire affatto”. E già nel weekend “si aggiungeranno altri schermi, ad oggi sono 83-84 e molto importanti a parte le singole sale sono i circuiti”.
Ad oggi ha aperto Uci Cinemas, in attesa che anche The Space con i suoi 36 schermi apra le porte (date ancora in definite).
Criticità ci sono, regolamenti regionali diversi (alcuni prevedono mascherina sul viso in sala, altri, no ad esempio), il rischio di impresa non è poco ma la presenza, secondo Lorini, è fondamentale, “del resto l’esperienza del lockdown è stata unica per tutti”. Il primo weekend già potrà migliorare, l’importante è crederci: “Coloro che hanno riaperto sono dei pionieri, vanno applauditi, poi settimana dopo settimana ci sarà sempre maggiore attenzione.
Il dialogo con il pubblico è importante, i feedback avuti sono positivi, anche in piccole sale. In questi primi giorni vedere le foto con 50 – 60 spettatori dentro un cinema, magari in un orario pomeridiano e comunque senza dimenticare che siamo a giugno, è stata una bella sensazione”, aggiunge Lorini che cita l’esempio della sala Caravaggio a Roma. Si resta in attesa dei film della svolta, i famosi Tenet e Mulan ad esempio: per il film di Nolan, slittato in Usa dal 17 al 31 luglio, c’è da capire quando Warner programmerà la data italiana, mentre Mulan ad ora è ancora programmato in Usa al 24 luglio, incerto anche quello sull’uscita italiana.
I listini sono in via di definizione (il 24 dovrebbe esserci quello di 01, ad esempio) e la programmazione, per quanto in tempi incerti, di un orizzonte cinematografico in sala aiuterà gli esercizi a far tornare il pubblico. “Vedere i nostri fogli di programmazione con le caselline che si riempiono fa un grande effetto, i ‘competitive’ (come si chiamano in gergo ndr) di questi tempi mettono i brividi”, dice il presidente dell’Anec.
Intanto ci si accontenta di film che arrivano in sala dopo lo streaming durante la quarantena, come I Miserabili primo incasso di ieri, “ma sono comunque titoli ben degni e pazienza se hanno fatto altri giri. La sala è e resterà il primo termometro di successo di un’opera cinematografica”.
Mai come nell’occasione dell’imprevista pandemia si è scoperta la globalizzazione di ogni cosa (a cominciare dalla circolazione del virus!) e dunque una volta di più la connessione internazionale: in queste ore si apre a Barcellona CineEurope, una delle più antiche manifestazioni di trading ed esercizio cinematografico cui tutti gli operatori guardano per i trend di settore. Tra i vari interventi, molti online, dai presidenti della distribuzione Disney Studios (Cathleen Taff) e Sony (Steven O’Dell) un summit dal titolo molto indicativo: Il futuro del cinema globale, preparando la ‘nuova normalità’