FRANCAVILLA FONTANA – Quando si parla di campi da golf, il termine “green” è l’unico obbligatorio e conosciuto dal grande pubblico. A notare non poche esperienze già in auge, tuttavia, in Italia e nelle nazioni a noi vicine, dietro quel “green” – si perdoni il bisticcio di parole – c’è davvero poco di “green”, di sostenibile, di coerente con il futuro del mondo, se pensiamo ai mutamenti climatici, al bene “acqua” da tutelare, alla terra da non avvelenare ulteriormente con i pesticidi e sostanze nocive.
Eppure, in termini economici complessivi, un campo da golf torna utile per tutto il territorio sul quale insiste e per la sua economia. Sul versante turistico, una rete di campi da golf è elemento che aggiunge offerta ad un target già considerevole e se pensiamo che ci sono nazioni che stanno investendo in maniera consistente nei campi da golf, è chiaro che essi sono altrettanti volani di sviluppo, perché non è solo il sistema delle buche sul green che interessa, ma al pari di esse tutto ciò che gira intorno ad un sistema che vede muoversi famiglie, movimenti e federazioni sportive.
A leggere qualcosa del progetto di Francavilla Fontana, tuttavia, esso, con un dichiarato approccio del tutto nuovo, può segnare la novità capace di rispondere alle diverse criticità, che vengono sollevate quando si tratta appunto di considerare la tutela dell’ambiente e la sostenibilità complessiva dell’ecosistema. Di più: la posizione centrale dei campi da golf francavillesi, rispetto agli altri più vicini in questa parte di Puglia, davvero li fanno sembrare uno stimolo per tutto il territorio ben oltre il fenomeno golfista. Essi si inquadrano in una logica di crescita matura di una destinazione, che offre anche servizi interessanti e farebbero sì che la Puglia, che già si sta qualificando sul fronte delle esperienze, si qualificasse anche sul fronte dei servizi.
Il turismo in Puglia, dunque, ha bisogno di campi da golf in un numero sufficiente e in una maniera rispettosa del paesaggio pugliese e coerente con i mutamenti climatici che interesseranno la Regione. E se dunque parliamo di un campo da golf, che ha come prerequisito l’utilizzo intelligente delle acque reflue, ovviamente trattate e che normalmente sono utilizzate per l’irrigazione; se parliamo di una zona più ampia rispetto all’impianto in sé e qualificata per essere offerta di altri segmenti di turismo, se pensiamo ad una possibile destagionalizzazione dei flussi, il progetto di Francavilla Fontana ha la possibilità di declinare un nuovo paradigma, che sia coerente con gli obiettivi di tutela e valorizzazione delle risorse naturali. Forse si sarebbe davvero in sintonia con uno dei più grandi talenti di questo sport, Sam Snead, che più d’una volta faceva osservare – e qui lo si cita per il valore oltre la lettera della sua considerazione: «Giocare a golf è come mangiare. È qualcosa che deve venire naturale».