12 anni fa ci lasciava un grande del cinema italiano e simbolo della romanità, Alberto Sordi.

Di Angela Anglani

Esattamente dodici anni fa il cinema dava l’ultimo saluto ad Alberto Sordi, mattatore e protagonista della grande commedia italiana. L’attore attraverso i suoi film continua a far ridere nuove generazioni di spettatori. Sapeva rendere vivo ogni tipologia di essere umano: dal fannullone con il sogno a stelle e strisce di “Un’americano a Roma” al manager misogino di “Io e Caterina”.Alberto Sordi, conosciuto come l’Alberto Nazionale, è considerato un’istituzione del cinema italiano e uno dei maggiori rappresentanti della romanità. Alberto Sordi nasce il 15 giugno del 1920 nel rione popolare di Trastevere e nel 1936 si iscrive al corso di recitazione all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Il padre, Pietro Sordi, era stato professore di musica e strumentista, titolare della tuba contrabbassa, dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma. La popolarità sul grande schermo, l’Albertone nazionale la raggiunge tra il 1952 e il 1955 con due film diretti da Federico Fellini: “Lo sceicco bianco” e “I vitelloni”, e alcuni diretti da Steno: “Un giorno in pretura”, “Un americano a Roma” (un trionfo sensazionale al botteghino, con un incasso di circa 380.370.000 di Lire), e “Piccola posta”. Poi ancora nel 1957 con “Il conte Max” inaugura l’impersonificazione dell’italiano medio vizioso e viziato e nel 1963 recita ne “Il boom”. Alberto Sordi è stato adorato da una grande vastità di pubblico nel corso della sua carriera. Famosa la sua interpretazione in Un borghese piccolo piccolo, film di Monicelli, per cui ha ottenuto un David di Donatello, in cui ha dimostrato di saper dominare la scena anche interpretando ruoli drammatici. Sono poi arrivati altri successi come Il marchese del Grillo, diretto da Monicelli, Io so che tu sai che io so, in cui ha fatto coppia con Monica Vitti, In viaggio con papà, che l’ha visto recitare accanto a Carlo Verdone e Troppo forte. Un successo immenso quello ottenuto da Alberto Sordi, che nel 1985 ha visto svolgersi, al Carnegie Hall Cinema di New York, la rassegna ‘Alberto Sordi – Maestro of Italian Comedy’. Anche le istituzioni accademiche gli hanno assegnato dei riconoscimenti: lo Iulm di Milano e l’Università di Salerno gli hanno dato la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione. Il comico è sempre riuscito a far parlare poco della parte più privata della sua vita e non ha mai ufficializzato i suoi legami amorosi (“non mi sposo perché non mi piace avere della gente estranea in casa” aveva sentenziato l’attore). Oggi, a dodici anni dall’ultimo saluto, legionari e pretoriani del Gruppo Storico Romano che lo ha eletto a vero VIII° Re di Roma sono tornati a dedicargli un picchetto d’onore con corona d’alloro sulla tomba nel Cimitero Monumentale del Verano, in accordo con la Fondazione Sordi che al momento ne amministra anche l’eredità ‘spirituale’.